“Il bianco ingrassa!”
“È sbagliato indossare il bianco quando si è abbronzate!”
Come avrai intuito, oggi parliamo del colore bianco.
Chiarirò la mia posizione in merito alle due frasi precedenti, però voglio prima analizzare il bianco come “colore”, se così si può definire: in realtà, come per il nero, viene definito un NON colore poiché interpretato per la sua assenza di colore ed al tempo stesso l’insieme di tutti gli altri.
L’osservatore a cui viene sottoposto qualcuno vestito di bianco, si pone automaticamente in uno stato di sicurezza poiché è un colore che comunica forza e… superiorità!
Storicamente il bianco comunicava ricchezza, ideale legato ad un concetto di igiene: sul bianco le macchie si notano di più, perciò soltanto chi aveva una posizione elevata e non era tenuto a svolgere lavori manuali o di fatica poteva permetterselo.
Allo stesso modo è un colore che se associato al bianco del camice dei medici, ci rimanda immediatamente alla figura di qualcuno a cui affidarci.
Andando ulteriormente indietro storicamente ne troviamo interpretazione nelle varie scritture: da sempre il bianco è stato associato alla luce, alla purezza, a ciò che è buono, chiaro e visibile a differenza dell’oscurità; questo bianco solare è quindi ciò che di più vicino c’è al giallo dell’oro (accostato anche al Vaticano per via della bandiera, ritornando al concetto di ricchezza e potere).
In altre culture del Mondo, però, non sono d’accordo con queste teorie, anzi virano su quello che è il concetto di pallidus latino: pallore opaco, livido, evanescente… un esempio sono l’Africa ed il Giappone, in cui il bianco è il colore che rappresenta il lutto.
Per l’artista Enrico Castellani, invece, il bianco è stato “Una tinta opportunista, perché si avvale dei colori ambientali” spiegava commentando le sue tele monocrome; di fatti parliamo di una tonalità graduabile in molti modi diversi.
In altre culture del Mondo, però, non sono d’accordo con queste teorie, anzi virano su quello che è il concetto di pallidus latino: pallore opaco, livido, evanescente… un esempio sono l’Africa ed il Giappone, in cui il bianco è il colore che rappresenta il lutto.
Per l’artista Enrico Castellani, invece, il bianco è stato “Una tinta opportunista, perché si avvale dei colori ambientali” spiegava commentando le sue tele monocrome; di fatti parliamo di una tonalità graduabile in molti modi diversi.
In conclusione, possiamo dire che il bianco è, da sempre, un colore privilegiato rispetto a qualsiasi altro.
Per quanto concerne i due luoghi comuni nelle frasi da cui siamo partiti, posso dire che il bianco è un colore stupendo nelle stagioni calde. Siamo solite indossare il bianco quando siamo abbronzate ed è molto bello vedere il contrasto che esalta il colorito ambrato che ci siamo guadagnate, rispetto ad ogni altro colore, ma… c’è un limite: se di base hai la pelle chiara e ti abbronzi, il bianco andrebbe evitato nelle settimane in cui si è molto molto più scure o il contrasto potrebbe risultare troppo evidente (trattandosi di una tonalità raggiunta in maniera non naturale – e si capisce! – aggiungerei).
Superiamo TUTTE la paura de “il bianco ingrassa”: come per gli altri colori, è tutta una questione di tessuti, linee e volumi, proprio come le tele di Castellani, modulate con varie tecniche in modo da suscitare tensioni luminose e prospettiche.